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  • Juventus: Allegri apre all'addio, ma avvisa Motta: il Dna bianconero non si cambia. Non sempre è stato così...

    Juventus: Allegri apre all'addio, ma avvisa Motta: il Dna bianconero non si cambia. Non sempre è stato così...

    • Gianluca Minchiotti
    Nella conferenza di Massimiliano Allegri alla vigilia di Roma-Juventus ci sono alcuni passaggi importanti, che possono lasciare un segno sul finale di stagione dei bianconeri e sul prossimo futuro della conduzione tecnica della squadra.

    In un primo passaggio, Allegri parla della sua 'juventinità' e del Dna bianconero: "Quanto mi sento juventino? Ormai sono otto anni, più i due nei quali non ho allenato, che vivo a Torino. Ho avuto la fortuna di far parte di questa famiglia, di questo club, che ha un Dna unico come altre squadre. Difficilmente cambierà. Può essere modellato, ma non cambiato. Il Dna di ogni società va rispettato". 

    In questa dichiarazione ci sono due punti da tenere in grande considerazione: innanzi tutto c'è un tempo verbale al passato ("Ho avuto la fortuna di far parte di questa famiglia, di questo club"), una frase che suona quasi come l'inizio di un discorso di commiato, e che ha un segno completamente diverso rispetto alle recenti affermazioni di Allegri ("Ho un altro anno di contratto"). 

    Il secondo elemento è il riferimento al Dna della Juventus, e qui bisogna capire cosa intenda Allegri. Perché se per Dna Juve si intende 'la vittoria non è importante, ma è l'unica cosa che conta', allora Allegri probabilmente ha ragione, perché si tratta di un imprinting talmente forte e radicato che difficilmente potrà essere cambiato da un allenatore (sempre che qualcuno voglia cambiarlo). 

    Se, invece, per Dna bianconero si intende che la Juve debba giocare soprattutto per non prendere gol, con un gioco poco propositivo e con una scarsa considerazione dell'idea di spettacolo (il 'circo', per Allegri), allora il tecnico livornese ha torto. Questo tipo di Dna si può cambiare eccome, e lo dimostra il fatto che, in passato, è già successo che qualcuno lo abbia fatto: pensiamo ad esempio al gioco espresso dalla prima Juve di Lippi, dalla Juve di Conte (soprattutto nella prima stagione) e, persino, dalla Juve dello stesso Allegri nel 2014-15 e 2016-17. 

    Infine, c'è un ultimo elemento di grande importanza che si può estrapolare dalle parole pronunciate oggi da Allegri, ed è il suo riferimento ai giovani allenatori desiderosi di allenare una big come la Juve: "Ho ancora 56 anni, 57 quest'anno, sono ancora abbastanza giovane. Come in tutte le cose, chi arriva da sotto, prima o poi qualcuno dovrà allenare le big italiane. Dovrà arrivarci qualcuno da sotto". "Qualcuno da sotto": il riferimento a Thiago Motta è evidente. Se sarà lui il prossimo allenatore della Juve, saprà rispettarne il Dna?  O lo cambierà? 

    Commenti

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    Utente vxl 438514
    Utente vxl 438514

    E ovvio che intendeva dire che bisogna vincere, lo ha sempre detto. Però almeno vi ha fatto fare...

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